sabato 20 novembre 2010

Dalla vicina Albania alla mafia napoletana...

Il traffico di armi tra il Sigurimi e la Camorra

Forti legami tra le forze di sicurezza del regime comunista albanese e la mafia napoletana si sono protratti per più di 20 anni....

Con l'apertura dei dossier del regime comunista, vengono portati alla luce e pubblicati i documenti che dimostrano i rapporti ventennali tra la Camorra napoletana e il Sigurimi.
Questi gestirono insieme il traffico degli armamenti militari, di armi contro mezzi blindati e di armi automatiche adatte alle guerriglie urbane.
I rapporti con la Camorra ebbero un raggio d'azione molto ampio, in quanto riuscì ad occultare la vendita di armi in tutto il Mediterraneo con il traffico di sigarette e di esseri umani.....
...Così, più che servire alla difesa della patria socialista, le spedizioni di armi servirono all'arricchimento degli arsenali della "Camorra", per venderli al Paese vicino attraverso i canali del contrabbando degli scafi blu. Tale quantità di armamenti, poco dopo l`incidente con la famiglia Popa, giunsero a Napoli, e vennero stoccate in un edificio accanto al Campo Santo di Poggio Reale, in via “Santa Maria del Pianto”, per essere poi trasferiti nel deposito di un'officina metalmeccanica della zona di Afragola. È importante osservare che i profitti ottenuti dalla vendita delle armi, vennero usati per l`alta nomenclatura comunista e per il rafforzamento della dittatura del proletariato. Una parte della valuta forte fu usata per trasformare in blindata la "Mercedes" di Ramiz Alia e Adil Carcani, e per acquistare una “Range Rover”. La compagnia che si occupò del blindamento degli automezzi era tedesca, mentre i pagamenti avvennero attraverso una banca svizzera. Con la stessa quantità di valuta furono acquistati in Svezia degli apparecchi di rilevamento di radiazioni, definiti “dosimetri” o “Gayger counter”. Grazie all`intermediazione delle compagnie controllate dalla "Camorra", furono acquistate delle monete spagnole, night-sticks (manganelli di gomma), shock granades (granate che feriscono, ma non uccidono) ed agenti aggressivi chimici del tipo “incapacitating” (che tolgono la capacità di reagire). Questo arsenale venne dato in dotazione alla polizia e all'esercito albanese, con le relative istruzioni per il loro utilizzo contro le folle di dimostranti.

I missili vennero invece trafficati verso la Palestina, e in particolare venduti al Gruppo di George Habash, di una frazione libanese legata al leader locale Walid Jumblad. Al contrario, le mitragliatrici contraffatte dei Cekin di Gramsh (Albania) furono vendute ai terroristi dell’Irlanda del Nord....

Alketa Alibali
Da un dossier di Gjergj Thanasi - Investigim

http://www.osservatorioitaliano.org/

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